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Brevi note di abbinamento cibo-vino

Recentemente, nel corso di un mio viaggio in Austria alla ricerca di vini e territori interessanti, ho preso parte ad una cena-degustazione nella quale a piatti sapientemente preparati da uno chef venivano abbinati alcuni vini scelti appositamente da un sommelier ben noto nell’area nord europea del quale preferisco non fare il nome.

Purtroppo, devo amaramente confessare che le mie aspettative sono state profondamente deluse.

Per ogni portata era previsto un abbinamento con due diversi vini.

Essendo le portate quattro, i conti sono presto fatti.

Degli otto abbinamenti, sette presentavano errori grossolani che un dilettante non avrebbe dovuto commettere e, quindi, ancor meno, un professionista o sedicente tale.

Tali errori nascono dalla mancata conoscenza o consapevole inosservanza, di alcune regole che devono essere rispettate nell’abbinamento cibo-vino, non per mera e cieca “obbedienza”  a determinate norme astratte ma nel rispetto di un equilibrio gusto-olfattivo che è alla base dell’abbinamento cibo-vino.

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In particolare, ciò che si ricerca nell’abbinamento di un vino al cibo è l’armonia, l’equilibrio fra le sensazioni che  caratterizzano il cibo e le diverse componenti del vino.

Se in bocca non c’è armonia gustativa significa che l’abbinamento non è corretto ed il risultato più immediato sarà una serie di sensazioni disarmoniche, scoordinate e spesso sgradevoli a livello gusto-olfattivo.

L’abbinamento, in sostanza, non sarà piacevole, finendo per essere marcato da numerosi “acuti e bassi” dissonanti ed in forte contrasto fra loro.

Voglio subito precisare che è il vino che si abbina al cibo e non il contrario anche se esistono, fortunatamente, alcuni pazzi (come il sottoscritto) che, sulla base di vini scelti appositamente per la serata, costruiscono cene ed abbinamenti ad hoc, per meglio metterne in risalto il “ matrimonio ideale” con ciò che viene proposto nel piatto.

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È quindi l’equilibrio che, già determinante nella valutazione delle diverse componenti di un vino –  morbidezze e durezze -, torna ora ad essere  l’obiettivo primario da ricercare in un ideale abbinamento cibo-vino.

Il metodo scientifico di abbinamento, proposto da Pietro Mercadini e dall’Associazione Italiana Sommelier, si basa su due regole fondamentali: contrapposizione e concordanza.

Contrapposizione perché, se esistono squilibri del cibo, questi devono essere necessariamente equilibrati dal vino.

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Concordanza perché si verificano casi nei quali il cibo ed il vino devono camminare mano nella mano, seguendo una strada nella quale le sensazioni gusto-olfattive dell’uno, il cibo, e dell’altro, il vino, non si contrastano nella ricerca di un equilibrio mediano ma devono invece percorrere una via comune ed armonica, appunto “in concordanza” combinandosi alla perfezione.

È il caso della dolcezza, della aromaticità, della speziatura e della persistenza gusto-olfattiva, tutte sensazioni del cibo che richiedono appunto un abbinamento per concordanza.

In questo compito, e cioè in ciò che didatticamente significa abbinare un vino ad un cibo, la scuola italiana è leader a livello mondiale; Francia, Gran Bretagna, USA sono distanti milioni e milioni di leghe.

Quando c’è da abbinare un vino ad una pasta cacio e pepe, ad un cacciucco alla livornese, ad una pecora “au cotturu”, ad una wiener schnitzel, ad un gazpacho o ad una torta Sacher, i professionisti italiani ( purtroppo in via di estinzione come i panda) non hanno rivali.

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Ma da dove si inizia?

Si inizia da una attenta analisi del cibo, in tre diverse fasi: visiva, olfattiva e gustativa.

In questo approfondito e scientifico esame, saranno presi in considerazione e valutati l’aspetto del cibo  (ad esempio la freschezza), la presentazione nel piatto, la sua armonia cromatica, e successivamente l’intensità dei profumi, la loro gradevolezza, la qualità, la complessità, la persistenza.

Importantissima sarà l’armonia olfattiva, dimensione nella quale il bouquet di un piatto è perfettamente in equilibrio, status nel quale non c’è dominanza o prevaricazione di un profumo sull’altro ma fusione armonica tra le varie essenze odorose in una perfetta linearità di proporzioni.

In una pasta cacio e pepe, l’utilizzo di un formaggio troppo stagionato potrebbe essere olfattivamente e gustativamente troppo invasivo e coprire o parzialmente nascondere la speziatura e la persistenza gusto-olfattiva del pepe stesso che invece gioca un ruolo determinante non solo nella caratterizzazione del piatto ma anche nella scelta del vino da abbinare.

Ecco perché è necessaria, non solo una profonda conoscenza dei vini, ma anche una corrispondente preparazione ed abilità nello scomporre ed interpretare i piatti,  conoscendone alla perfezione i singoli elementi, i modi di cottura, di stagionatura e conservazione.

Bisogna tradurre il piatto in singole sensazioni, individuando il vino che proprio quelle sensazioni sappia esaltare al meglio e che dalle stesse sia sapientemente e meravigliosamente valorizzato.

Come diceva Veronelli in Matrimoni d’amore “ Il sapore di un cibo, quasi sempre, scopre le qualità di un vino e le esalta; a loro volta le qualità di un cibo completano il piacere di un vino e lo spiritualizzano”.

Terminata la fase visiva ed olfattiva dell’esame del cibo, si passa all’assaggio che ci permette di individuare le diverse sensazioni del cibo stesso.

Tali sensazioni sinteticamente sono:

– sapidità, tendenza amarognola, tendenza acida, dolcezza e tendenza dolce (sensazioni saporifere);

– grassezza, untuosità, succulenza (sensazioni tattili);

– speziatura, aromaticità, persistenza (sensazioni gusto-olfattive).

Le sensazioni saporifere e tattili però, ed è ciò che è più ci interessa in funzione dell’ abbinamento cibo-vino, possono essere divise in due macro gruppi: da una parte le sensazioni morbide (grassezza, dolcezza, tendenza dolce, succulenza ed untuosità), dall’altra le sensazioni dure (sapidità, tendenza amarognola, tendenza acida).

Queste sensazioni, eccezion fatta per la dolcezza, in fase di abbinamento, seguiranno il principio della contrapposizione.

Quindi in presenza di un cibo che presenti sapidità o sia tendenzialmente acido o amarognolo si dovrà abbinare un vino morbido per non esaltare ancor più certe note aggressive ma per “smorzarne” l’incidenza, le spigolosità.

Nel caso invece in cui siano presenti sensazioni quali succulenza (presenza cioè di liquidi) o untuosità ( presenza di olio o grassi fusi) dovremo scegliere un vino con tannino e con un certo contenuto alcolico.

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Sono infatti proprio i tannini e l’alcol ad avere un effetto astringente, disidratante, in grado di asciugare e pulire la bocca.

La scelta tra un vino molto tannico o con una elevata gradazione alcolica o che abbia entrambe le caratteristiche, dipenderà dalla tipologia del piatto.

Le combinazioni possono essere infinite e solo la preparazione tecnica, la conoscenza dei singoli elementi del cibo e delle peculiarità dei vini abbinabili ed infine l’esperienza ci aiuteranno a scegliere l’abbinamento migliore.

Lo stesso principio della contrapposizione sarà seguito nel caso di tendenza dolce (presente in ortaggi, pasta, riso, cereali, crostacei, pesce, carne di cavallo, prosciutto cotto, ecc.) o di grassezza, percepita solitamente come pastosità in bocca e dovuta alla presenza di grassi solidi specie di origine animale ma anche presente nel tuorlo delle uova o nei formaggi.

In questi casi sarà necessario abbinare un vino dotato di buona acidità, fresco, sapido, che induca salivazione disperdendo i grassi ed in grado di riportare l’ago dell’equilibrio gustativo al centro della nostra bilancia ideale.

In questi due ultimi casi (tendenza dolce e grassezza), spesso sarà interessante abbinare anche un vino con effervescenza perché l’anidride carbonica ha un effetto rafforzativo dell’acidità e della sapidità.

In sostanza, nell’abbinamento per contrapposizione o contrasto non si fa altro che bilanciare le morbidezze del cibo con le durezze del vino e viceversa.

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Quando allora utilizzare l’abbinamento per concordanza? Nel caso di dolcezza, aromaticità, speziatura, persistenza gusto-olfattiva e struttura del cibo.

Parlando di dolcezza, ad esempio, si possono prendere in considerazione i matrimoni.

I più si ostinano, durante questo tipo di eventi, ad accompagnare, in maniera “sacrilega”, la torta nuziale con un Brut. Errore grossolano!

La sapidità e l’acidità del vino sono devastanti se abbinati ad un piatto dolce, generando una sgradevolissima sensazione metallica ed amarognola. Quindi l’unico abbinamento corretto è con un vino dolce.

Speziatura ed aromaticità sono sensazioni che pretendono chiaramente un vino che abbia una decisa persistenza gusto-olfattiva proprio per non essere sovrastato ed annullato dal cibo stesso. Ecco perché l’abbinamento, in questo caso, deve rispettare la regola della concordanza.

Stesso dicasi per la persistenza  gusto-olfattiva che richiede un vino che sia egualmente persistente nel cavo orale, che sia lungo, che accompagni l’assaggio per tutta la sua durata senza cedere mai, creando invece con il cibo una lunga ed armonica strada gustativa comune in assonanza totale.

Idem infine per la struttura. È fin troppo facile essere consapevoli del fatto che un piatto dalla complessa struttura debba essere abbinato ad un vino di corpo, di buon contenuto alcolico, di grande complessità; tutte caratteristiche che lo rendano in grado di giocare allo stesso livello del cibo presentato.

Sarebbe impensabile, ad esempio, abbinare un Barbaresco ad un piatto strutturalmente semplice come un pollo al forno. Il Barbaresco richiama abbinamenti più importanti come selvaggina, brasati, tartufi, funghi porcini, ecc.

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Il pollo al forno può invece trovare il suo abbinamento ideale in un vino meno strutturato e complesso che lo accompagni in maniera adeguata, come un Pinot Nero anche in versione rosato, un Cerasuolo d’Abruzzo oppure uno Zweigelt austriaco.

Le possibili “combinazioni” di successo sono infinite.

Quali sono invece le caratteristiche del vino che dobbiamo considerare per individuare il miglior abbinamento?

Ebbene, da considerare sono le morbidezze (zuccheri, alcoli, polialcoli) e le durezze (acidità, sapidità e tannini).

La dolcezza indica la presenza di zuccheri ed abbiamo già detto che l’abbinamento si effettua, in questo caso, per concordanza con i cibi dolci.

L’alcol, dall’effetto pseudocalorico e disidratante, ed i polialcoli (glicerina) regalano al vino una piacevole sensazione di morbidezza molto utile negli abbinamenti con cibi che presentino una rilevanza di sensazioni dure.

Per quanto riguarda le durezze del vino, l’acidità è significativa della presenza di acidi nel vino (tartarico, malico, ecc.) ed è percepita, gustativamente, come sensazione di freschezza che genera una decisa ed intensa salivazione nel cavo orale.

La tannicità provoca invece una sensazione astringente e asciugante  simile a quella che si prova quando si assaggia un kaki acerbo.

Chiaramente, l’intensità di tale sensazione dipende dalla tipologia, dall’età, dalla maturazione ed affinamento del vino. Le variabili sono molteplici.

Un vino rosso giovane tendenzialmente sarà più tannico, ad esempio, di un vino più maturo e che ha vissuto un lungo passaggio in legno e poi un certo affinamento in bottiglia.

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La sapidità infine, sulla presenza scientifica della quale si discute molto negli ultimi tempi, denota la presenza di sali minerali nel vino dando vita ad una piacevole sensazione rinfrescante di pulizia, segnata da note minerali a volte molto accese.

Provate ad assaggiare un Nerello Mascalese dell’Etna: vivissime saranno le note minerali, vulcaniche, di lapillo, quasi ematiche e ferrose. Fantastico!

Per terminare questi piccoli lampi relativi alle caratteristiche del vino, da non dimenticare è la effervescenza, cioè la presenza di anidride carbonica, che ha un effetto (come accennato) di esaltazione delle durezze del cibo e di attenuazione delle sue morbidezze.

È chiaro che fondamentale nell’ambito dell’abbinamento cibo-vino saranno l’intensità e la persistenza gusto-olfattiva che dovranno trovare sensazioni corrispondenti nel cibo col fine sempre unico di creare con esso un equilibrio armonico e bilanciato.

Non bisogna dimenticare però che, oltre al citato metodo scientifico di abbinamento cibo-vino, esistono altri metodi di abbinamento che prendono in esame diversi parametri: fra tutti, l’abbinamento regionale, quello stagionale e l’abbinamento psicologico.

L’abbinamento regionale o di tradizione è una metodologia utilissima e di comprovata validità.

Da sempre i contadini hanno utilizzato prodotti provenienti dalle loro terre e lo stesso si può dire delle classi più agiate. Il famoso “chilometro zero” è nato così.

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Fatalmente il prodotto locale si sposava quindi con il vitigno o vino locale per una familiarità di genia e di legame proprio con il territorio.

È superfluo sottolineare infatti come una fonduta valdostana trovi la completezza della sua espressione abbinandosi ad un Petit Rouge o ad un Pinot Nero ed un piatto di pizzoccheri crei spontaneamente un matrimonio d’amore con un Valtellina Superiore. Come si può per esempio pensare ad un cotechino senza Lambrusco o un piatto di trenette al pesto senza un abbinamento con un Pigato? Impossibile!

Se poi vi capiterà di trascorrere il pranzo di Ferragosto sugli splendidi altopiani di Campo Imperatore, guardando con ammirazione le cime del mio amato Gran Sasso, potreste mai deliziare il vostro palato gustando dei succulenti arrosticini di pecora senza accompagnarli con un corposo e strutturato Montepulciano d’Abruzzo? Mai e poi mai!

La pecora in Abruzzo, in ogni sua manifestazione, chiama il Montepulciano. Persistenza gusto-olfattiva del cibo richiede vino altrettanto presente, alcolico, importate e lungo in bocca.

Questo è il bello della vita, della tradizione secolare in Italia. Tradizione fatta di usi, genti, volti, piatti e vini.

Per ciò che concerne l’abbinamento stagionale è fin troppo facile indicare che le temperature ed il variare delle stagioni influenzano la scelta dei vini.

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Potrò facilmente abbinare un rosso strutturato ad un gulasch di cinghiale durante i mesi invernali. Certamente sarà impossibile un abbinamento del genere durante i mesi estivi in cui saranno da preferirsi vini meno alcolici,  magari bianchi, più freschi, agili e meno strutturati.

Per quanto invece riguarda l’abbinamento psicologico, questo fa riferimento alla particolare situazione nella quale deve essere servito il vino in correlazione con la sensibilità del sommelier che è deputato alla scelta dello stesso.

È chiaro, ad esempio, che esiste una grade differenza tra scegliere un vino per un “addio al celibato” o per una cena di affari. Sarà proprio in queste circostanze che la persona incaricata della scelta del vino dovrà prendere in considerazione non solo l’abbinamento ideale ma modularlo secondo la situazione presentatasi.

Ad un astice bollito o al forno, ad esempio, posso senza dubbio abbinare un vino bianco secco di media struttura e complessità ma se la situazione è “propizia” ( anniversario, cena romantica, ecc.) sono legittimato a tentare di proporre magari un vino bianco più importante, con più anni sulle spalle, come un Riesling Kremstal DAC Reserve od un Franciacorta Millesimato di grande qualità.

Detto ciò, proviamo ad applicare concretamente le sintetiche regole dettate  sull’abbinamento cibo-vino parlando delle ormai prossime festività natalizie.

Quali vini saranno da abbinare ai piatti della cena della Vigilia o del pranzo del giorno di  Natale per far bella figura senza incorrere in errori grossolani?

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Dobbiamo necessariamente spendere delle fortune in vino per creare abbinamenti di successo?

Innanzitutto indichiamo in modo sintetico  – ricordando che esistono eccezioni – che la sequenza classica di servizio del vino prevede: bollicina Metodo Charmat, Metodo Classico, Bianco secco giovane, Bianco aromatico giovane, Bianco secco maturo, Rosato leggero, Rosato strutturato, Rosso giovane, Rosso di corpo, Spumante dolce, Vino dolce, Vino Passito, Vino Liquoroso.

È chiaramente impensabile in ambito domestico e familiare, proporre tanti vini quante saranno le portate. L’abilità sarà quindi nell’individuare vini che possano combinarsi felicemente con più di una portata rendendo la nostre feste pienamente riuscite almeno dal punto di vista dell’abbinamento cibo-vino.

Iniziando dagli antipasti, con il classico antipasto all’italiana (insaccati, prosciutti, coppe, lardo, pancette) l’abbinamento consigliato è con una Bonarda dell’Oltrepò Pavese vivace, con un Lambrusco Reggiano sempre vivace o con un Cerasuolo d’Abruzzo. L’abbinamento dovrà tenere in considerazione la presenza di grasso e la tendenza dolce, la stagionatura e la sapidità del cibo. Bresaola e mortadella sono prodotti totalmente diversi e conseguentemente richiedono vini diversi. Potremmo scegliere anche un vino bianco come un Friulano Friuli Colli Orientali perfetto in abbinamento ad un prosciutto San Daniele.

Con i crostacei, ideale è l’abbinamento con una Ribolla Gialla, con un Fiano oppure con uno Spumante metodo classico (Franciacorta, Trento Doc, ecc.).

I frutti di mare, caratterizzati già da una percepibile sapidità, richiedono vini più morbidi che provengano da terreni non così minerali per non sommare in bocca troppe sensazioni “saline” . Si potrebbe sicuramente abbinare un Pinot Bianco dell’Alto Adige od una Falanghina del Beneventano.

Insalata di mare, insalata russa o con verdure,  vanno abbinate a vini freschi e profumati come il Sauvignon del Collio o il Sylvaner dell’Alto Adige.

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Per il finger food una bollicina è perfetta e può essere individuata in un Prosecco Conegliano Valdobbiadene Superiore, in una Ribolla Gialla spumantizzata con metodo Charmat o anche in un Verdicchio dei Castelli di Jesi Spumante.

Per quanto riguarda la pasta, ciò che dovremo prendere in considerazione per l’abbinamento è la salsa, il condimento. Stesso dicasi per il riso che però nella versione più complessa, il risotto, è caratterizzato, soprattutto se mantecato a dovere, da una grassezza  superiore che va “corretta” scegliendo un vino con un patrimonio acido più spiccato.

Per cappelletti o tortellini in brodo consiglio un Trebbiano oppure, seguendo i dettami dell’abbinamento regionale, un Lambrusco. Diversa sarà la questione se i tortellini saranno al ragù. In questo caso un Sangiovese di Romagna sarà il vino ideale da abbinare.

Un piatto di linguine al pesto richiede necessariamente un Pigato, gli spaghetti con la bottarga, una Vernaccia di Oristano. Con gli spaghetti alle vongole possiamo abbinare un Sauvignon dell’Alto Adige mentre con un piatto di spaghetti allo scoglio un Vermentino sardo.

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I tortelli di zucca vanno invece abbinati a vini secchi, profumati, freschi come potrebbe essere un Gewürztraminer dell’Alto Adige, un Sauvignon dei Colli Mantovani o un Moscato di Chambave valdostano.

Con un risotto alla pescatora va benissimo un Sauvignon, un Vermentino ligure o sardo oppure una Falanghina dotata di buona alcolicità, profumi e patrimonio acido.

Se passiamo ad esaminare i primi di “terra”, la polenta con sugo di maiale si abbina alla perfezione ad un Refosco dal Peduncolo Rosso Friuli Colli Orientali ma anche ad un Teroldego trentino; un piatto di spaghetti alla chitarra con sugo di agnello chiama l’abbinamento con un Montepulciano d’Abruzzo, vino di corpo, di buon tannino e di lunga persistenza.

I tagliolini al tartufo vedono nel Barbaresco il loro abbinamento ideale, vino dalla grande complessità ed intensità aromatica e lunga persistenza gusto-olfattiva; i bigoli al ragù d’anatra trovano il loro compagno ideale in un Valpolicella Superiore.

Per i secondi piatti a base di pesce, bisogna sempre tenere a mente la delicatezza gustativa della carne di pesci quali il branzino, l’orata, il rombo. Questi ultimi richiedono abbinamenti con vini bianchi eleganti non aromatici, freschi, di buon tenore alcolico che li accompagnino senza sovrastarne profumi e gusto. Andranno benissimo Ribolla Gialla e Tocai friulano (permettetemi di chiamarlo ancora così).

In caso di pesci con carni di maggior consistenza, come nel caso di una cernia, dentice o pesce serra, sarà utile abbinare vini di maggior complessità e struttura come un Pinot Bianco od un Verdicchio.

Il baccalà alla vicentina potrà essere abbinato con successo ad un Rossese di Dolceacqua, ad un Verdicchio di Matelica o, per gli amanti delle bollicine e soprattutto del piacere di sperimentare, ad un Lessini Durello Metodo Classico.

Le zuppe di pesce, vista la loro complessità, richiedono vini di buona persistenza ed alcolicità, che riescano a giocare sapientemente con il piatto equilibrandone sapori e profumi.

È il caso di un Falerio dei Colli Ascolani, di una Schiava dell’Alto Adige, di un Cerasuolo d’Abruzzo o di un Rosso Conero.

Un filetto di pesce persico fritto trova un abbinamento molto interessante in un Riesling Federspiel di Wachau. L’anguilla, che ha carni grasse dal tipico sapore salmastro, si abbina piacevolmente ad un Bardolino, ad un Lagrein Kretzer, ad un Bosco Eliceo Fortana.

Tonno e pesce spada possono agevolmente essere abbinati ad un Nero d’Avola che ne interpreti sapientemente le carni.

Attenzione poi a tutte le preparazioni di pesce “in carpione”: la presenza dell’aceto richiede un vino molto morbido, poco tannico, rotondo, con nessuna spigolosità. In molti casi, soprattutto quelli nei quali la presenza dell’aceto è particolarmente intensa, è da preferire l’acqua.

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Parlando poi di secondi di carne, un arrosto di maiale con le prugne si sposa alla perfezione con uno Schioppettino di Prepotto, un brasato al Barolo chiama lo stesso vino, un coniglio alla cacciatora si abbina facilmente ad un Dolcetto di Dogliani.

Come non abbinare poi, un piatto di saltimbocca alla romana ad un Frascati Superiore o ad un Grechetto Rosso, un cappone ripieno al forno ad una Barbera ed un’oca arrosto ad un Cabernet friulano o ad un grande Piedirosso del Beneventano?

La carne di agnello vuole, tra gli abbinamenti ideali, quelli con il Montepulciano d’Abruzzo o con un Carignano del Sulcis mentre un pollo arrosto va benissimo con un Chianti Colli Senesi.

Con un grande bollito misto saranno perfetti una Barbera od un Ghemme ma abbinare un Barbaresco sarà magnifico.

E per finire, i dolci.

Dimenticate assolutamente di abbinare, in questo caso, come ho già precisato, vini secchi. Il dolce fa l’occhiolino al vino dolce e l’abbinamento unico, assoluto, imperativo sarà per concordanza.

Con un panettone o un pandoro veronese potremo felicemente abbinare un Moscato d’Asti, un Asti Spumante od un Prosecco Superiore Dry. Dipenderà chiaramente dalla quantità di zuccheri e dalla complessità della pasta (presenza di creme, frutta secca, ecc.) che il vino dovrà accompagnare.

Per una crostata di ciliegie o amarene ottimo è l’abbinamento con un Aleatico del Lazio o dell’Isola dell’Elba.

I cannoli siciliani trovano la loro dimensione naturale nell’abbinamento ad una Malvasia delle Lipari, ad un Moscato di Noto ma anche ad un Moscato di Pantelleria.

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Gli struffoli napoletani si abbinano felicemente ad un Moscato Passito di Baselice, ad un Fiano Passito o ad un Recioto di Soave.

La gubana friulana non può che essere accompagnata da un bicchiere di Verduzzo, il torrone sardo di Tonara trova un felice matrimonio se abbinato ad un Greco di Bianco o ad un Passito da uve Nasco.

Da  ricordare che il cioccolato per la sua persistenza gusto-olfattiva è difficilmente abbinabile ai vini “normali”.

Prendendo in considerazione la complessità e la struttura del dolce e la presenza in esso dell’elemento “cioccolato” ci si rivolgerà, sempre alla ricerca dell’equilibrio gusto-olfattivo, a vini come l’Aleatico Passito, il Recioto della Valpolicella, il Sagrantino di Montefalco Passito ma anche come il Porto Ruby od il Marsala rubino e, per finire con i distillati, come il Rhum.

Concludo con la speranza che queste mie brevi e sommarie indicazioni possano facilitare il compito di chi si troverà a cimentarsi in abbinamenti mai tentati prima e che, teoricamente, siano visti come possibili “trappole” o fonti di problemi e disagio.

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La cosa più sorprendente e gratificante nell’abbinamento cibo-vino è sperimentare, mettendo alla prova i propri sensi, tentando nuove vie gustative pur tenendo sempre bene a mente che esistono regole da rispettare ma anche che tali regole, a volte, è ancor più  stimolante superarle.

È la gioia di assaggiare cibo e vino, di catturarne i profumi e tradurli in vita, di combinarne le anime, con passione e rispetto, equilibrandone morbidezze e durezze, coniugandone dolcezze o asperità, creando legami fra territori, paesi, tradizioni, culture.

È questo ciò che ci deve spingere e sostenere sempre, con allegria, curiosità, con occhi sorridenti,  in questo mondo fatto di profumi, sensi, colori, sapori.

Perciò, rilassatevi e buon abbinamento a tutti!

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